sabato 12 febbraio 2011

Le gambe di Sonia - Capitolo 2: Prospettive (parte 5)

Ripresi fiato con le mani appoggiate alla scrivania e la testa chinata verso il basso. Sonia camminava dietro di me, sentivo il rumore dei suoi tacchi, e quasi temevo che mi colpisse di nuovo alle palle da dietro, mma legambe mi tremavano, un po' per il dolore, un po' per la frustrazione e il nervoso che di nuovo si erani impadroniti di me, e non potevo togliere le mani dalla scrivania.
Dopo qualche minuto Sonia si sedette alla poltrona della scrivania; si mise comoda e si accese un'altra sigaretta, gustandosela davanti ai miei occhi con piena soddisfazione.

“Vedi?”, commentò, “Mi hai appena dimostrato la tua debolezza, e la vita è così: una volta che ti mostri debole non puoi più rialzarti agli occhi di chi ti ha visto debole. Rimarrai sempre quello che si è fatto sottomettere, qualsiasi cosa tu faccia. E' una cosa che ho imparato a mie spese, e credimi, tu ormai sei spacciato. Puoi solo accettarlo. E prima lo accetti, meno ti farà male.”

Non solo non avevo la forza di risponderle, ma sostanzialmente trovavo ineccepibile quanto aveva appena detto. Nulla nella vita ti rende forte di fronte a qualcuno quanto la convinzione di esserlo, e io questa convinzione gliela avevo data.

“Che diavolo vuoi da me?”, le chiesi tradendo un pizzico di rassegnazione.
“E' molto semplice: farai un po' tutto ciò che voglio finchè non avrai firmato il contratto nel nuovo studio. Niente di personale: ho l'occasione per farlo, e per una volta nella vita me la godo.”
“'fanculo...”, le risposi scuotendo la testa.
“Mi odierai, probabilmente, ma tanto... che importa? Si vive una volta sola.”
“E cos'è che dovrei fare?”
“Per prima cosa smetterla di fare domande”, il suo tono si fece serio, “e già che ci sei... spogliati...”
“Spogliarmi?”
“Tranquillo... non abuserò di te...”

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