giovedì 22 marzo 2012

Attento a quel che desideri

In attesa del terzo capitolo di "Le gambe di Sonia" pubblichiamo il primo capitolo di un nuovo racconto a puntate. "Attento a quel che desideri" è la storia di un ragazzo picchiato e umiliato dalle proprie compagne di corso all'università. Tutto inizia da una frase detta dal protagonista, una frase che lo metterà nei guai.
Qui di seguito un piccolo estratto, alla fine del quale trovate il link per scaricare il racconto. Scaricare il racconto è anche un modo semplice ed efficace per sostenere questo blog, non deludeteci :)



Shauna e Karima mi fecero alzare, portandomi al centro della stanza. Io le guardavo con una mezza smorfia di rassegnazione e indolenza.
“Mezz'ora, non di più.”, volli sottolineare guardando l'orologio appeso alla parete della stanza.
“Tranquillo dai, è solo un gioco”, mi rassicurò Karima.
Shauna si mise dietro di me e mi prese le mani tenendomele dietro la schiena mentre Karima si posizionava di fronte a me iniziando a saltellare come una pugilessa.
“Pronto?”, mi chiese.
“Ok, vai...”, risposi con un sorriso semiserio di rassegnazione.
Indurii gli addominali per prepararmi ai colpi e Karima iniziò a darmi qualche pugno, urlando scherzosamente Pam! Pam! ad ogni colpo.
I pugni di Karima erano talmente deboli da non procurarmi più che un semplice fastidio.
Così quando dopo una decina di pugni Karima si fermò chiedendomi se mi avesse fatto male le risposi di no.
“Posso aumentare un po' la forza allora?”, mi chiese sorridendo.
“Ok...”, annuii senza problemi.
Indurii nuovamente i muscoli degli addominali e Karima riprese a colpirmi.
Questa volta i pugni li sentivo un po' di più. Karima mirava soprattutto agli addominali laterali e questa volta qualche colpo di tosse riuscì a strapparmelo.
Fece una pausa di qualche secondo chidendomi se poteva aumentare ancora un po' la forza. Si stava divertendo come una bambina con il bambolotto nuovo, e lo stava facendo in maniera molto simpatica. Le diedi l'ok, e Karima riprese a coplirmi, sempre col sorriso sulle labbra.
Questa volta i colpi erano concentrati più al centro, erano più forti, e Karima iniziava ad affondarli.
Un po' facevano male, ma nulla di insopportabile, tanto che anche a me veniva da ridere mentre mi colpiva.
Dopo una decina di pugni Karima si fermò nuovamente, fece un sospiro di soddisfazione e mi sorrise.
“Tutto bene?”, mi chiese.
“Sì”, risposi sorridendo.
“Ok, scusa, ma te lo devo dire...”, aggiunse quasi imbarazzata.
“Mi devi dire cosa?”
“E' che non ce la faccio a resistere...”
“Non capisco, di cosa stai parlando?”
“Di questo...”, mi rispose Karima rifilandomi una ginocchiata nelle palle.
“Era troppo forte la tentazione, scusami”, concluse alzando le spalle.
In realtà anche la ginocchiata non fu molto forte, e mi colpì più con la coscia che con il ginocchio; quindi fu un colpo leggero e morbido, ma si sa che noi maschietti sobbalziamo appena sentiamo qualcosa colpirci inaspettatamente fra le cosce.
Shauna mi teneva ancora le mani dietro la schiena, quindi non potevo nemmeno piegarmi in avanti come mi sarebbe venuto d'istinto. Rimasi quindi un po' con il bacino tirato indietro e le gambe strette, guardando Karima un po' storto, un po' sorridendo.
Sia per mia indole che per la provocazione iniziale di Shauna (dimostrare di essere uomo), cercavo di dissimulare al meglio che potevo il fastidio e il dolore.
Karima rimase un po' a distanza, quasi ad aspettare di capire se mi fossi arrabbiato. Quando vide che il mio sorriso persisteva si avvicinò e mi chiese se stavo bene.
Appena le risposi di sì Karima mi diede quattro ginocchiate nelle palle, questa volta vere, anche se non troppo violente.
Shauna mi lasciò finalmente le mani e io potei piegarmi in due con le mani a conchiglia sulle palle.
Karima mi si fece incontro e mi abbracciò amichevolmente ripetendomi “Scusa! Scusa! Scusa!”
Tossii per qualche secondo e poi ripresi fiato
“Ok, dai, basta, gioco finito, tranquillo”, mi disse Karima continuando ad abbracciarmi.
Pensai che la loro idea fosse stata quella sin dall'inizio, e che mi avevano incastrato giocando a poliziotto buono e poliziotto cattivo. Tuttavia, come detto, prima preferivo dissimulare e fingere di stare al gioco, perciò appena ripresi fiato mi limitai a dire “Siete due stronze” sorridendo e chiedendo se potevo avere un'altra fetta di torta.
“Ok, ma prima riprenditi un po'”, mi assecondò Karima.
Ero un po' dolorante, ma niente che non potesse passarmi nel giro di dieci minuti.
Karima mi prese le mani e mi fece allargare le braccia aiutandomi a fare respiri profondi per riprendere fiato. Mi fece fare anche qualche passo, sempre tenendomi le braccia larghe, e appena mi ritrovai con le gambe di nuovo un po' aperte Shauna mi colpì da dietro con un violento calcio nelle palle. Un colpo secco e deciso che mi fece gemere di dolore all'istante.
Le gambe mi cedettero, ma Karima mi tenne in piedi cingendomi con le sue braccia sotto le mie ascelle e mi rifilò quattro ginocchiate nelle palle, più potenti di quelle precedenti.
Infine, giusto per assicurarsi che rimanessi senza fiato per dieci minuti, mi colpì con un pugno dritto alla bocca dello stomaco.
Il gioco era finito, sì, perchè ora avevano iniziato a fare sul serio.
Mi ritrovai inginocchiato a terra, con una mano sul pavimento per nermi su e l'altra sulla bocca dello stomaco che mi faceva male quasi più delle palle. Tenevo le gambe ben strette per evitare che Shauna mi colpisse di nuovo e cercavo di riprendere fiato senza riuscirci.



Scarica l'intero capitolo in formato pdf (8 pagine)!
Presto arriveranno anche il secondo e il terzo capitolo di questo intrigante racconto!